lunedì 20 marzo 2017

Preghiera della sete


M. RUPNIK, Samaritana al pozzo

III domenica di quaresima A
Es 17,3-7
Sal 94
Rm 5,1-2.5-8
Gv 4,5-42



Mezzogiorno.
L’ora della solitudine e dell’arsura, sotto il sole cocente.
C’è un pozzo.
Non proprio vicino,
ma che io sappia è l’unico.
Con la mia sete e la mia brocca vado in cerca
di un’acqua che possa lenire la mia sete.
Sorprendente.
Tu, straniero, mi chiedi da bere.
Quando la gola arde, e anche il cuore,
quasi sempre ti vedo straniero, Signore.
In più assetato, anche tu,
in un deserto di assetati
in un lungo mezzogiorno
lungo da questo monte all’altro
dove ti disseterò di aceto…
e sarà notte.
“Se tu conoscessi il dono di Dio…”
Credevo di conoscerlo
su questo monte, nella mia casa, nella mia fede
al pozzo che io sono
ma la sete…
che acqua puoi darmi tu assetato?
E io ho la brocca, io attingo, io cerco, io lotto.
E sempre torno al pozzo, e sempre sete,
e sempre solitudine e gola arsa e cuore vuoto.
Non mi inganni anche tu, uomo,
promettendomi un’altra acqua?
Quale che non conosca?
E perché serve un marito per avere l’acqua?
Ma chi sei tu, profeta?
Come sai delle cisterne screpolate
alle quali ho creduto di saziarmi e mi hanno prosciugata?
Tu solo, profeta straniero,
- straniero per me è l’amore –
chiedi l’acqua del mio pozzo
e mi offri la tua sorgente…
e cade la brocca dalle mie mani,
diventata inutile la superba brocca ormai,
nel cuore una fontana gorgoglia
che non posso contenere.
Non temo più di incrociare sguardi di uomini,
mentre alle spalle sento il sorriso del tuo cuore dissetato
dalla mia sete saziata,
sguardi affamati e deridenti
o sguardi sorpresi e sospettosi
come quelli dei tuoi discepoli
forse disturbati e un po’ gelosi che tu parli con una donna.
Comprenderanno quando nel nuovo giardino
cercherai la donna, un tempo anche lei straniera ora sposa,
per colmarla della tua gioia nuova eterna
perché la condivida,
lei dal cuore finalmente saziato
lei degli apostoli apostola,
con i tuoi fratelli?
Ormai saziata, io stessa sorgente,
liberata dalla vergogna della mia sete umiliata,
corro dai miei fratelli.
Conosco la loro sete segreta.
“Ho trovato uno che mi ha detto tutto quello che ho fatto”.
E dunque non sei più straniero
tu che conosci me donna
me umanità assetata
venduta a comprata dalla sete del cuore e del corpo
della mente e dei sensi.
Non sei più straniero
tu che mi conosci senza fame e senza disprezzo,
assetato di dissetarmi
non padrone ma sposo,
saziato da una volontà d’amore
che è puro dono
che non afferra ma libera
che arderà ancora di sete
del nostro aceto,
finché sgorghi dal tuo cuore
la sorgente che per sempre sempre di nuovo guarisce
con un’onda che ristora e infiamma
tua Madre e le donne
il discepolo amato e quelli in fuga e raggiunti
e me donna un tempo straniera
ora sposa discepola-missionaria.