mercoledì 15 agosto 2018

Un segno grandioso

L’inizio del Vangelo di Luca è collocato nel tempio di Gerusalemme e il primo personaggio che vi si incontra è un sacerdote che sta svolgendo il suo ufficio, un’azione liturgica. A quest’uomo, sacerdote, il messaggero annuncia la Parola di Dio. Ma resta deluso, non trova una risposta di fede, l’accoglienza della fede. Nel luogo sacro, nel suo tempio, Dio non trova fede, nel cuore e sulle labbra del suo sacerdote.
Delusione cocente per Dio, tanto che decide di traslocare. Di cambiare sistema. Di fare una vera rivoluzione.
Da Gerusalemme, cuore della nazione, si sposta in periferia, in un paese sconosciuto. Dal tempio, cuore della città, della fede, del culto, luogo sacro per eccellenza, unico tempio dell’unico Dio, che lui stesso ha voluto, si sposta in una semplice casa, di un paese di periferia. E invece di cercare ancora un sacerdote a cui parlare (a chi parla Dio se non ai sacerdoti?), parla a una donna! C’è da sospettare che chi scrive – il medico Luca, discepolo di Paolo – si sia sbagliato. E più si va avanti a leggere il suo Vangelo, più ci si accorge che … è uno scandalo! Dal momento che Dio entra nella casa di Maria di Nazaret, la sua casa è… la carne, il ventre di quella donna. La carne di Maria di Nazaret diventa la carne di Dio, il nuovo tempio.  Lo dirà suo Figlio, il Figlio di Dio. Dirà che il suo corpo, preso dal ventre di Maria, è il tempio, che sacerdoti e capi del popolo, con la complicità dei violenti romani, potranno anche distruggere, ma in tre giorni risorgerà… e resterà in eterno! Già, pare che il Vangelo di Giovanni e la sua Apocalisse vadano molto d’accordo con il Vangelo di Luca. Un segno grandioso vede Giovanni nella sua Rivelazione: una donna incinta, partoriente. La nuova arca dell’alleanza, sacramento di Dio.
RUBENS PIETER PAUL, La donna dell'Apocalisse

Ma quel primo capitolo del Vangelo di Luca non finisce di stupirci. La rivoluzione continua.
Maria, incinta, da Nazaret va fino a casa della sua parente Elisabetta, moglie del sacerdote incredulo, diventato muto. C’è parola là dove non ci sia accoglienza della Parola? Va per compiere un servizio, ci si insegna. Aveva detto lei stessa di essere la serva del Signore e, tanto che c’è, fa anche la serva a Elisabetta. E cresce la retorica, nella festa dell’Assunta, sul servizio di Maria, sull’umiltà di Maria, che si pone a servizio esattamente come farà Gesù nel lavare i piedi dei discepoli. Tutto vero: per i seguaci di Gesù, servire è regnare. Però, nel suo Vangelo, Luca si scorda di dire che Maria ha lavato, stirato, cucinato, fatto le pulizie… perché Elisabetta è vecchia, incinta… poveretta come avrebbe fatto senza Maria? Pare che per Luca il servizio di Maria sia un altro. È un servizio divino. È il servizio “liturgico”, ma laicale, che il sacerdote non è più capace di offrire. Ormai Dio si rende presente attraverso la carne di una donna incinta, gravida della fede assoluta nella Parola ricevuta. Attraverso Maria incinta, entra Dio in casa di Zaccaria e Elisabetta. E la prima ad accorgersi di questa gloria nascosta e abbagliante è proprio Elisabetta, l’altra donna incinta. E parla, questa donna. Ma non parla da sé. Profetizza, dopo aver ascoltato il suo ventre, là dove il bambino si è messo a danzare dalla gioia, come Davide davanti all’arca dell’alleanza. Nel ventre di Maria c’è Dio e il bambino nel ventre di Elisabetta lo riconosce e lei profetizza. Pare proprio che Dio stia esagerando.
ARCABAS, Visitazione

Ed esagera ancora di più. “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto!”.
Chissà se è lì Zaccaria, lì, ad ascoltare la moglie, ma questa è una sberla secca sulla sua bocca muta. È stato lui a non credere all’adempimento di ciò che il Signore le aveva detto, là nel tempio. Mentre quella donna di periferia ha creduto. E ora Dio sta parlando per bocca di donne incinte. E pensare che, dopo aver partorito, saranno considerate impure: povero Dio, il più delle volte frainteso, inascoltato, incompreso… tradito, da chi crede di essere esperto e autorizzato a interpretarlo!
Eccolo il servizio vero di Maria, in casa di Elisabetta. Avrà anche lavato, cucinato, pulito… ma il servizio vero, per cui Dio le ha messo in cuore la volontà di viaggiare fino a casa di Elisabetta, è la profezia, l’annuncio dell’amore di Dio che lei canta danzando:
"L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre".
Il canto di una rivoluzione divina, che mette i brividi e inebria.
Allora dobbiamo chiederci chi festeggiamo oggi: la verginella umile sottomessa e servizievole, che non ha mai pensato altro che a fare la mamma casalinga devota, o la Donna vestita di sole, guerriera vincitrice, per la sua fede e per l’amore di Dio, sulle forze del male e del potere, che grida partorendo il grido d’amore e vittoria della Croce del Figlio? Il grido del parto è il grido del suo vero servizio, che annuncia l’amore. Il grido del suo ventre aperto, segno grandioso della dignità della donna, da cui Dio parla. Come il segno grandioso del fianco aperto del Figlio. Segno grandioso del parto d’amore che è la dignità di Dio, unica gloria di ogni donna e di ogni uomo.