sabato 27 ottobre 2018

La differenza


Guarigione del cieco, Cattedrale di Chartres

XXX domenica anno B
Ger 31,7-9
Sal 125
Eb 5,1-6
Mc 10, 46-52

La fede è credere che Dio cammina per le nostre strade. E che ascolta.
La fede è la forza che fa gridare oltre le ingiunzioni di silenzio che giungono da quella umanità che vorrebbe impossessarsi di Dio, da quella umanità che fa di Dio un idolo sordo ai richiami di chi è costretto a stare ai margini della strada.
C'è una folla - quelli stessi che si credono discepoli o fans di Dio - che diventa ostacolo più grande della stessa malattia o disabilità. Ma la fede, resa coraggiosa dalla sofferenza e dall'emarginazione, vede ciò che i discepoli e i fans non riescono a vedere. La folla che vede e segue colui che passa, lo indica come Gesù Nazareno.
La fede del cieco lo riconosce come Figlio di Davide, Messia, Inviato di Dio, Salvatore. E grida.
Un grido che Dio ascolta. 
Eccola la differenza tra noi e Dio. Noi siamo disturbati dal grido della fede. Ci piace il chiasso delle acclamazioni superficiali e passeggere, degli applausi emotivi.
Dio ascolta il grido di chi soffre e chiede salvezza.
Il grido di chi riconosce la propria cecità, il proprio limite.
E compie due miracoli, che mi piace chiamare conversioni.
La prima è la più difficile: converte i discepoli, che prima ostacolano il cieco, in sacerdoti-missionari: li manda a chiamare, a rialzare, a comunicare la sua parola, a fare da ponte tra Dio e l'uomo sofferente, umiliato, emarginato, cieco. Coloro che ostacolavano l'incontro, ora ne sono strumento.
Discepoli-missionari di un annuncio di salvezza: "Coraggio! Alzati! Ti chiama". 
Qualcuno ha detto anche a me, un giorno, tanti giorni, questa parola meravigliosa, questo annuncio di risurrezione. E, a mia volta, non posso più tacerlo.
E grazie a questo annuncio, il cieco getta via l'unico sostegno che aveva per vivere: il mantello con cui si copriva e nel quale, forse, raccoglieva qualche moneta. Getta via l'unica cosa in cui credeva di poter confidare, prima che passasse Gesù. E ritrova la luce: Gesù. Quel Dio che non si vanta del bene fatto, ma ne dà merito allo stesso cieco: "La tua fede ti ha salvato".
Ancora una differenza tra noi e Dio. Noi ci illudiamo di saper operare e ci gloriamo di qualche cosa che sappiamo fare. E ci piace farlo da soli, in modo che si veda e ne otteniamo riconoscimenti.
Dio è così povero, che chiede collaborazione e ci dà anche il merito del suo stesso operare.
Gesù, luce vera che illumina ogni uomo, convertici alla tua povertà che è servizio, alla tua gioia che è luce.