ANTONIO BALESTRA, Adorazione dei magi
Solennità dell'Epifania
Is 60,1-6
Sl 71
Ef 3,2-3.5-6
Mt 2,1-12
Davanti ai grandi
della terra e anche nelle nostre società, sono tanti gli esclusi: i poveri, i
piccoli, i vecchi, i malati, gli immigrati…
Quelli che,
invece, il Vangelo recupera. Quelli verso i quali pare che lo sguardo e le
attenzioni di Dio si posino per primi. Ma credo che commettiamo un grande
errore quando arriviamo a pensare che Dio escluda o emargini quelli che nella
nostra società sono i privilegiati, gli emergenti. Ad ascoltare con attenzione
il Vangelo, ci si accorge che Dio non esclude nessuno, non emargina e non
rifiuta nessuno. Solo gli uomini possono emarginare e rifiutare Dio, ma non si
dà il contrario. Però ci capita di applicare a Dio i nostri stessi
atteggiamenti, le nostre reazioni e scelte. Noi siamo gente di parte: di solito
stiamo con i ricchi e i potenti. Se poi ci capita una crisi di coscienza, è
facile che stiamo con i poveri e gli emarginati e rifiutiamo i ricchi e i
potenti. E pensiamo che Dio faccia lo stesso. Ma, sorprendentemente, il Vangelo
ci dice che non è così.
Certo, dopo gli
sconosciuti Maria e Giuseppe di Nazaret, i primi che Dio cerca per offrire la
gioia della nascita di suo Figlio, il Bambino nella mangiatoia salvezza del suo
popolo, sono gli emarginati e sconosciuti pastori. Per loro Dio scomoda le
schiere celesti.
Ma nella festa di
oggi, il Vangelo ci rivela che anche al re Erode Dio fa conoscere il
meraviglioso evento, già annunciato dalle Scritture ebraiche: anche Erode il
Grande, uccisore dei suoi stessi figli, è cercato e atteso dal Figlio di Dio,
dal Re del cielo. E per lui Dio scomoda personaggi che probabilmente hanno uno
status sociale elevato. Non sarebbero stati ricevuti altrimenti. Anche se la
tradizione ci dice che erano tre e ci fa conoscere i loro nomi, il Vangelo non
è interessato a questi particolari. Sono “alcuni Magi” che vengono dall’Oriente.
«Mago denota un appartenente alla casta sacerdotale di Persia. Più tardi, nell’ellenismo,
designa teologi, filosofi e scienziati orientali… Non sono dei “maghi”, ma dei
sapienti che seguono le indicazioni della stella. Guardare le stelle, stupirsi
davanti all’immensità del cielo e cercare di comprenderlo, scrutarne il ritmo e
l’armonia, è l’inizio del sapere umano… I magi non si accontentano di osservare
le stelle nel loro apparire, permanere e scomparire: per loro la scienza non è
solo l’osservazione di ciò che è, ma anche il chiedersi che cosa significa» (FAUSTI
S., Una comunità legge il Vangelo di
Matteo I, EDB 1998).
E questi
misteriosi personaggi, così lontani geograficamente e culturalmente e
religiosamente da Israele, hanno saputo trovare nella loro stessa scienza la
capacità di leggere una Parola e un Significato infinitamente più misteriosi e
luminosi della nascita e del cammino di una stella. Che strano: scienziati che
cercano Gesù Bambino. Nella nostra società religiosamente emotiva e atea, siamo
convinti che gli scienziati non dovrebbero avere a che fare con certe cose che riguardano
la religione. Altrimenti non sono scienziati. Certo, probabilmente la scienza
non ha molto a che fare con la religione…. ma con la fede?
Vengono dall’Oriente
questi magi, da dove sorge il sole, da dove nasce la luce. E seguono una stella.
Sono personaggi strettamente imparentati con la Luce. Ma, come tutti noi,
vivono in un mondo troppo vittima delle tenebre e nella loro stessa corsa di
discepoli della Luce, si scontrano con le tenebre: quel re Erode, talmente
imparentato con le tenebre, da avere terrore della luce. Ma neppure le tragiche
tenebre di Erode possono fermarli. La gioia che sgorga dal loro amore per la
ricerca della Luce è inarrestabile e più forte di ogni ostacolo, di ogni
ipocrisia e di ogni inganno. Sono scienziati. Veri. Cioè umili: non credono di
poter bastare a loro stessi, nonostante le loro alte conoscenze, e si rivolgono
a Erode e ai suoi scienziati. Purtroppo anche gli scienziati veri qualche volta
commettono errori di valutazione: alla corte di Erode non ci sono scienziati,
ma solo acculturati; sanno a memoria le Scritture di Israele, ma non le
comprendono. Quando lo studio è a servizio del potere, difficilmente diventa
scienza e non può avvicinarsi alla Verità.
Sono scienziati,
i Magi. Scienziati veri. Cioè aperti alla Verità. Non cercano conferme alle
loro precomprensioni o sostegni al loro potere, ma cercano la sorprendente Verità, in qualunque forma si
manifesti, dovunque si nasconda. E possono così riconoscerla anche nella
semplicità di uno sconosciuto bambino tra le braccia di sua madre. Vera epifania. Sono scienziati.
Veri. Cioè capaci di amare e incontrare l’umanità, i popoli, le culture e di
scoprire in essi la Luce di Dio. Sono uomini di Pace. Non hanno bisogno di
creare religioni e combattere per difenderle. E neanche devono difendere le
loro conquiste e il loro potere. Non hanno paura di perderli, come Erode. Solo
chi è interiormente povero può cercare la Verità, unica ricchezza. Cercano la
Verità, i Magi che vengono da lontano. È lungo il cammino verso la Luce, per
tutti. Esige amore e fedeltà. Fatica e perseveranza. Ma nella Verità, la loro
scienza sposa indissolubilmente la fede. E sono colmi di gioia.
«La fede e la
ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la
contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il
desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché,
conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso»
(GIOVANNI PAOLO II, Fides et ratio).
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