Battesimo di Gesù, icona del X sec.
Il fiume
Giordano. Il luogo più basso della terra. Dove coloro che riconoscono la
propria fragilità e debolezza vanno a immergersi per essere risollevati dalla
speranza che Dio è vicino. E infatti anche Gesù, uomo di Nazaret, sconosciuto
al popolo del Giordano, manifesta l’intenzione di scendere e ne spiega il
motivo al Battista: “Conviene che adempiamo ogni giustizia”. La giustizia di
Dio si manifesta nel suo scendere là dove è l’umanità fragile, debole, segnata
dalla morte fisica e morale, ferita dall’ingiustizia, dalla divisione, dall’odio.
Là l’uomo Gesù, uno qualunque per tutti, ma non per Giovanni, sceglie di
scendere, perché la giustizia di Dio ha carne in lui. E la giustizia di Dio è
comunione, partecipazione, condivisione, solidarietà, amore. E va ad offrire
tutto questo, anzitutto, a chi ne sente fame e sete, a chi fa l’esperienza del
battesimo nel Giordano, per esprimere la consapevolezza di non bastare a se
stesso; a chi cerca disperatamente un senso a tutto ciò che sembra non avere
senso, un senso ad una vita che spesso sa di fiele e sembra negare ogni
speranza.
Gesù
scende nel Giordano per vincere il potere del diavolo, dice Pietro negli Atti
degli Apostoli. Sì, il diavolo lavora per annegarci, per toglierci ogni amore e
ogni speranza, per dividerci e sprofondarci in una solitudine mortale. Là in
fondo, dove rischiamo di annegare nella morte, Gesù scende per offrirci l’esperienza
della rinascita: come un neonato esce dalle acque vivificanti della madre
terra, come era uscito dalle acque del seno di sua madre. E poiché è sceso per
amore dove vivono i suoi fratelli e le sue sorelle in umanità, poiché non si
vergogna di loro e della loro fragilità e del loro dolore e del loro peccato,
sulla sua umanità scende lo Spirito, la tenerezza amante del Padre. Poiché ha
scelto la più radicale comunione con l’umanità, ritrova – l’uomo Gesù – la più
assoluta comunione d’amore Trinitaria. Ma il Padre di ogni giustizia non offre
la sua carezza solo al Figlio amato. La offre anche a noi, facendocelo
conoscere. Presenta e offre a noi il Figlio della sua gioia. Il Figlio suo che
è anche Figlio dell’umanità è la nostra speranza. Colui che è la gioia del
Padre è anche la nostra gioia. È sceso dove noi siamo per essere con noi per
sempre. Condivide la nostra fragilità, per condividere con noi la sua vita. E
la nostra vita trova senso anche in mezzo a tanti segni di morte, dove possiamo
vivere la solidarietà e l’amore. La comunione con l’umanità e con Dio.
In
questa festa del Battesimo di Gesù si conclude il tempo di Natale, che è il
tempo in cui celebriamo la gioia di Dio che sceglie di amarci fino in fondo. E
ricominciamo a sperimentare la nostra gioia di imparare ad amare.
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