domenica 21 febbraio 2016

L'uscita

TIZIANO VECELLIO, Trasfigurazione di Cristo, 1563


II domenica di quaresima  C
Gen 15,5-12.17-18
Sal 26
Fil 3,17-4,1
Lc 9,28b-36

Il sonno e la paura: i tre discepoli li sperimentano sul Tabor davanti alla manifestazione della divinità di Gesù e ugualmente nel Getsemani, davanti al dolore e all'umiliazione, alla sconfitta di Gesù. Noi umani siamo così. 
Era capitato anche ad Abramo. E' il limite umano che si incontra con Dio.
E allora si rende necessario l'esodo di Dio da se stesso, per venirci incontro nel nostro limite, nelle nostre fragilità, nelle nostre paure che ci rendono così difficile comprenderlo. 
Nell'incontro con Mosè e con Elia, Gesù parla del suo esodo, della sua uscita da questo mondo per tornare al Padre per portare con sé l'umanità salvata. Ma prima era uscito dal Padre per raggiungere noi, nella nostra schiavitù, nella nostra morte. E il suo esodo è uscita dalla Vita per entrare nella morte e uscita dalla morte per tornare alla Vita.
Nell'opera del Vecellio, Gesù indica, mi pare, proprio il suo essere in uscita: un braccio verso l'alto e uno verso il basso.
Gesù in uscita non si appartiene, non guarda a sé: la sua vita, le sue esigenze, i suoi sentimenti...; i suoi progetti non riguardano se stesso.   "E' fuori di sé": così dicono i suoi parenti nel Vangelo di Marco, e senza saperlo dicono la verità più profonda di Lui.
Per questo essere in uscita, non appartenersi, Egli è Figlio del Padre, che è Amore. E il Padre lo mostra ai suoi discepoli splendente della sua luce divina. Dio è luce, dono totale. Ed è Parola: dono totale. Parola di Luce e di Vita, Parola d'Amore. Dunque "Questi è il Figlio mio, l'eletto, ascoltatelo!". E Gesù resta solo.
E' Lui che dobbiamo ascoltare. Scompaiono le visioni straordinarie, la luce e la nube, la voce dall'alto, la legge e i profeti, le paure e le emozioni entusiastiche di un momento, che ci fanno dire cose insensate.
Resta Gesù solo, la sua umanità che cammina verso il rifiuto, il dolore, la sconfitta, la morte. Resta Gesù solo, che quasi sempre lasciamo solo con la nostra indifferenza, il non-ascolto, i rifiuti, le incomprensioni, la mancanza di fiducia, la paura... E' uscito dal Padre e lo facciamo violentemente uscire da noi. Con quei fratelli e sorelle, piccoli e poveri, malati e sofferenti, socialmente irrilevanti, bambini e vecchi, fuggiaschi e perseguitati: soli, appunto. Perché noi scegliamo insensatamente l'isolamento dei nostri interessi personali, dei nostri bisogni, delle nostre paure, del nostro quieto vivere, dei nostri desideri assoluti. E siamo capaci di mascherare tutto questo con la parola amore.
"Ascoltatelo!": ascoltate il suo volto, la sua persona, i suoi gesti, le sue parole, la sua vita,  il suo dono, il suo sangue, la sua luce, il suo camminare, il suo uscire. E saremo attratti ad uscire con Lui, non senza tribolazioni e lotte, ma cominceremo ad assaporare l'Amore, che significa uscire.




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